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Visualizzazione dei post con l'etichetta Racconti

Io ti vedo

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Se ne stava seduto lì su una panchina, mentre pioveva a dirotto, lo sguardo spento, il corpo pieno di lividi. Mi avvicinai lentamente per non spaventarlo, ma lui scattò come una molla lontano da me. «Non voglio farti del male.» dissi io. «Dicoon tutti così!» rispose, urlando con gli occhi chiusi. Quelle parole rimbombarono nella mia testa. Mi ricordavano di quando io ero solo una bambina in un angolo che aspettava il suo aguzzino. Respirai profondamente, poggiai l’ombrello a terra e mi sedetti sulla panchina. «Comprendo la tua paura, continuai, ma il tempo dei mostri è finito, sono venuta a salvarti.» Aspettai pazientemente che lui si avvicinasse a me. Passarono ore, poi   giorni, ma a un certo punto lui si accostò a me. E smise di piovere. Ci guardammo negli occhi per un po’, consci del   nostro dolore, ma soprattutto del fatto che non eravamo più soli. Nei giorni a seguire giocammo nel parco, ci sdraiammo sul prato sentendo la terra sotto i piedi. La sensazione di appartenere l’uno a

La barca

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La piccola barca di legno si era persa in mare, non vedeva altro che miglia e miglia di acqua salata intorno a sé, e le onde la tramortivano, ogni volta, sempre di più. Un'aquila volava sopra di loro, ricordandogli che erano sperduti e soli. Nella nave era presente un orologio, che scandiva rumorosamente ogni secondo che passava. Questo gli faceva capire che nessuno sarebbe arrivato, per loro. La morte era l’unica certezza che avevano.   Ormai la cosa che avrebbe messo fine alla loro agonia. Si guardarono tra di loro, per lungo tempo, spaventati, in cerca di uno spiraglio di luce. L'aquila scese sulla barca per riposare. Le diedero da mangiare il pesce che avevano pescato. Poi l'aquila li guardò negli occhi uno ad uno, lanciò il suo grido nell'aria e si librò in volo. La guardarono andare consegnandole tutta la loro speranza.   Per tre giorni la aspettarono scrutando il cielo; alcuni si disperarono, credendo non sarebbe mai tornata.   Alla fine del terzo giorno l'aq

Un amico speciale

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Il vecchio Bo viveva in una casa nel bosco non molto distante dal paesino Suller, la casa era piccola ma confortevole e aveva tutto quello di cui c’era bisogno. Era stato il vecchio Bo a costruirla tanti anni prima quando era fidanzato con Maggie, la ragazza dai capelli neri corvino che poi sarebbe diventata sua moglie. Qualche giorno prima aveva ricevuto una chiamata da parte della figlia che gli chiedeva di badare al piccolo Sam, Bo era rimasto entusiasta della notizia e senza pensarci due volte aveva accettato, aveva sempre avuto un debole per i bambini e non vedeva l’ora di riabbracciare Sam. Il giorno dell’arrivo del suo nipotino, Bo aspettava impazientemente davanti alla finestra, continuava nervosamente a fare avanti e indietro nella stanza e a guardare l’orologio appeso al muro. Quando finalmente vide una macchina arrivare corse ad aprire la porta e andò incontro a Sam con le braccia allargate. Sam corse ad abbracciare il nonno, i genitori nel vedere quella scena si rassicuraro

Il lago

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  Il regno sorgeva su una grande collina, circondata da un ampio lago, chiamato il lago dei miracoli. Un giorno la figlia del re si ammalò, il re chiamò ogni medico presente nel regno e anche al di fuori di esso, per farla curare. Ma nessuno ci riuscì. Un giorno un bibliotecario trovò una pergamena, visibilmente consumata ma ancora leggibile, dove si parlava di come il lago aiutasse i puri di cuore.   Il bibliotecario portò la pergamena al re e subito si incamminarono verso il grande lago. Una volta arrivati, presero un po’ d’acqua con una borraccia e la fecero bere alla bambina. Ma niente, continuava a stare male. Allora il re disperato chiese al lago: "Perché non volete salvare la mia bambina?". Una voce dolce e delicata rispose, non perdete la fede e la speranza.   In quell’attimo il re udì dietro di se la voce della figlia dire   “Ti sbagli padre, sono qui”.

Perdersi

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La grotta era piccola ed emanava un odore nauseante, ma lui decise di entrare lo stesso, doveva salvare il tesoro custodito da millenni dai goblin. Piccole creature che amano tutto ciò che luccica, rapite da tutto ciò che rappresenti l’avidità nell’uomo, lo specchio di esso. L’uomo si fermò davanti alla grotta, in una mano una lanterna e nell’altra la spada, che impugnava fiero tra le mani. Respirò    profondamente l’aria pulita prima di entrare, si fece luce con la lanterna e, non appena i suoi occhi caddero su tutto quell’oro, pensò solo a quanto ne avrebbe potuto prendere. L’avidità aveva offuscato le sue buone intenzioni. Era diventato un goblin anch’esso. 

Un vecchio mago

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Seduto su una sedia a dondolo piuttosto mal ridotta un uomo fumava tranquillamente la pipa da cui faceva fuoriuscire dei cerchi di fumo, che poco prima di dissolversi nell’aria assumevano la forma di animali. L’aria era secca come le sue labbra che riuscirono solo a fischiare per richiamare a se il lupo che, poco lontano da lui, dormiva a terra. Entrarono entrambi in casa che era tutta in legno con solo il camino fatto in pietra nera. L’uomo si mise a sussurrare parole strane davanti al camino che improvvisamente si accese. Sentì il verso di un corvo fuori dalla finestra ma si disinteressò e continuò a tagliare le patate con molta precisione. Il suono si fece molto più greve, sembrava quasi un lamento, a quel punto l’uomo andò alla finestra e vide il povero animale a terra che si agitava nel disperato tentativo di volare. Uscì di istinto per andare a vedere meglio cosa non andasse nel corvo. Si avvicinò e sussurrò lentamente delle parole che calmarono subito il corvo, allora lo prese d

Speranza

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    Il bruco lottava con tutte le sue forze per uscire, senza riuscire, la tempesta che incombeva era troppo forte. Allora il bruco aspettò pazientemente che la tempesta si placasse. Tutti gli altri bruchi si agitavano, cadendo a terra, non capendo che la pazienza è la virtù del più forte. Avvolto nella crisalide, attaccato al suo ramo attraverso fili di seta, il bruco attendeva nel bozzolo. Il processo era lungo, faceva anche male, dentro stava cambiando tutto. Aveva paura, non sapeva cosa sarebbe diventato. Si stava trasformando. Voleva uscire e interrompere tutto, ma era ancora presto. Anche quando la tempesta era ormai passata, capì che doveva ancora avere pazienza. L'albero osservava paziente tutte le forme di vita che ospitava, scoiattoli, uccelli, insetti, bruchi. La tempesta era stata forte, il vento aveva scosso i rami e alcuni erano caduti. I bruchi avevano sempre paura quando erano nella crisalide, pensò sospirando, non riuscivano a immaginare come sarebbero diventati. M

L’uomo senza volto

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In un piccolo villaggio per diversi secoli le persone si sono chieste cosa c’era nella montagna dei riflessi.  Nonostante la curiosità nessuno si era mai addentrato per scoprirlo. Il villaggio sorgeva su una vasta pianura ai piedi della montagna, la cultura dei suoi abitanti era basata sul riconoscere se stessi. Un giorno un uomo poco rispettoso di quella cultura decise di salire sulla montagna e scoprire il mistero in essa nascosto. Arrivato a metà strada trovò di fronte a se un vecchio saggio che gli disse «Per proseguire il tuo cammino devi prima scoprire chi sei.» L’uomo ignorò le parole di quello strano vecchio e continuò a salire. Arrivato sulla vetta del monte non trovò nulla, decise allora di scendere al villaggio e raccontare a tutti la verità. Arrivato al villaggio nessuno sembrava però riconoscerlo.  Rassegnato corse verso il fiume, quando si specchiò nelle sue acque cristalline vide che non aveva più un volto. Disperato, iniziò ad urlare. «Perché vi disperate?»disse qualcun